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Recensione del Libro "L'ultimo Orizzone" Giulia Melis

L'ULTIMO ORIZZONTE di Amedeo Balbi
Mai giudicare un libro dalla sua copertina, è proprio vero. Vedendo la copertina, colma di equazioni apparentemente incomprensibili, mi sarei aspettata di andare a leggere un libro complicato, pieno di spiegazioni teoriche che lasciavano poco spazio all’immaginazione. La mia più grande paura era di faticare tanto nella lettura di un libro di cui, effettivamente, mi sarebbe rimasto poco. L’autore invece pone la conoscenza dell’universo su un piano appetitoso, analizzando ogni singola parte e fornendo diverse risposte alle domande che siamo soliti porci.

Prima di questo libro avevo una visione antropocentrica della scienza: la pensavo come Stephen Hawking che diceva che questa disciplina ha il potenziale di scoprire tutto ciò che l’universo ci nasconde e di fornirci una teoria che racchiude tutti i suoi segreti. Pensavo che la mente umana fosse stata in grado di capire tutto ma non avevo mai pensato a ciò che fisicamente ci limita. Ma la realtà è che siamo esseri umani su un pianeta, di un sistema solare, di una galassia, di un universo e non potremmo mai giungere alla conoscenza totale delle leggi della natura cosmica. I nostri studi si basano su osservazioni dall’interno, che non comprendono l’intera costituzione del cosmo, ma ne vediamo una sola parte. In più ci troviamo in un sistema che ci ha permesso di realizzarci come esseri viventi: le caratteristiche di ciò che vediamo potrebbero essere in funzione della nostra esistenza.

I punti interrogativi che ci girano per la mente sono tanti, di tutti i tipi, e non riusciremo mai a trovare una risposta a tutti. Delle domande che ci poniamo da piccoli, solo una piccola parte interessano la scienza, perché il resto sono campo di studio di altre discipline. Non possiamo usare la scienza, stritolarla e sconvolgerla, per trovare una soluzione ai nostri quesiti. Questa materia studia ciò che è dimostrabile e non potrebbe mai dimostrare alcune domande esistenziali.

Questo libro mi sta facendo diventare un’amante della scienza che apprezza il suo potere limitato ma immenso, a mio avviso. Il limite che ci poniamo in questo momento potrebbe essere il punto di partenza di ricerche future. Ma questo non vuol dire, appunto, che questo progresso ci porterà a scoprire la totalità dell’ignoto, saremo sempre il “piè veloce” del paradosso di Zenone di Achille e la tartaruga. La cosa più entusiasmante è che, sebbene non potremmo mai raggiungere la tartaruga, la distanza da essa si accorcerà sempre di più.

Mi è piaciuta molto la divisione degli argomenti proposta da Balbi: prima ci spiega e mette bene in chiaro i pilastri della cosmologia, quindi tutte le teorie ben dimostrate che costituiscono un modello cosmologico, poi, gradualmente, sale verso i gradini più incerti, i meno stabili. Ci si potrà chiedere perché si tenta di poggiare il piede su l’incertezza: ma la storia della scienza ci ha insegnato che non possiamo mai dare per falsa o per vera un’ipotesi di cui non abbiamo prove, potrebbe rivelarsi il contrario di ciò che pensiamo con delle nuove ricerche. Perciò è importante conoscere tutte le teorie date per certe e quelle incerte, perché costituiscono le scale che ci avvicinano ad una conoscenza dell’universo sempre meno caotica.

Questo saggio offre gli strumenti necessari per ricostruire ogni passo della cosmologia e non solo, spiega in maniera eccellente i problemi che i fisici hanno dovuto e continuano a incontrare. Lo consiglierei a chiunque sia curioso di conoscere l'universo.

Giulia Melis, 4CSA